Di fronte alla marea che montava scandalizzata a biasimare la scelta di abbinare all'uscita del quotidiano «Il Giornale» una copia di Mein Kampf di Adolph Hitler, il direttore Alessandro Sallusti ha voluto spiegare le ragioni dell'iniziativa. Lo scopo era attenersi alla regola «di conoscere ciò di cui parliamo», regola in sé aurea e giustissima, sennonché quello che davvero conta è come viene applicata. Personalmente sono in forte dubbio sul fatto che il Mein Kampf sia lo strumento migliore per conoscere cosa è stato il nazismo. Non si può certo dire che l'autore sia stato un osservatore neutrale del fenomeno, gli manca quel distacco scientifico che sarebbe sempre auspicabile quando l'obiettivo è «conoscere». La storia non è una scienza esatta, ma nel confronto fra due campane essa si pone in mezzo, ascolta entrambe e da entrambe fa derivare le sue conclusioni.
Nel ribattere al tempestivo e scontato tweet di Matteo Renzi, il direttore del «Giornale» ha ritenuto di citare un brano dall'opera più nota di Primo Levi, Se questo è un uomo: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». Probabilmente senza accorgersene, con questa citazione Sallusti ha suo malgrado messo in evidenza l'unico reale motivo per cui è sbagliato regalare un testo di Hitler come allegato gratuito ad un quotidiano. Ci sono migliaia (milioni?) di persone che non hanno accesso agli strumenti della storia, a cui non interessa di andarli a cercare e vivono benissimo lo stesso, ovviamente, ma in questo modo possono essere più facilmente sedotte. Trovo poi preoccupante - aggiunge Sallusti - che Renzi non sappia una cosa nota a tutti, cioè che il Mein Kampf lo si può acquistare già da tempo in molte librerie, quelle della Feltrinelli comprese, e con un clic su Amazon. Tutto vero, ma quelle migliaia di persone non mettono magari mai piede in una libreria e non verrebbe mai loro in mente di cliccare su Amazon per acquistare un libro. Nel momento in cui lo trovano invece in edicola, gratuitamente offerto, ecco in quel momento l'hanno in mano, ufficializzato, solennizzato come un libro importante (con tutta l'ambiguità che possiamo dare a questo termine). Il Mein Kampf non deve essere escluso dalle biblioteche, non deve sparire dai corsi universitari, è anzi necessario che continui ad essere argomento di studio. Deve essere studiato, sì, ma non merita di essere letto. La differenza è questa, ed è tragicamente sottile.
Per venire incontro alle buone intenzioni, mi sento di proporre un'alternativa di lettura. Il libro di uno storico, del Medioevo per la verità, ma una delle voci più alte della ricerca storica del Novecento, uno studioso che visse in prima persona l'occupazione nazista del proprio paese, fino al punto da perdere la vita, fucilato nei pressi di Lione nel 1944. Lo storico è Marc Bloch, il libro è La strana disfatta e racconta di come la Francia subì l'invasione senza sapere resistervi. L'analisi di Bloch scende in profondità ad analizzare le radici culturali e sociali di un mondo che per certi versi è quello dell'intera vecchia Europa, umiliata dagli eventi. Potrebbe essere la stessa disfatta a cui assistiamo oggi se qualcuno ancora rivendica il diritto di mettere in bella mostra delle svastiche. Purtroppo quest'opera di Bloch è stata per lungo tempo non disponibile, ed è oggi riproposta dall'editore Res Gestae, con una distribuzione credo piuttosto limitata. Allora forse poteva essere più sensato regalare un libro come quello di Marc Bloch, anziché le teorizzazioni di Hitler che si possono comprare «con un clic su Amazon».
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