Nonostante qualche scheletro nell’armadio e frequentazioni poco raccomandabili, Tore Pulli è uno con la testa sulle spalle. Puntuale e preciso, sa quando è tempo di tirare il freno, a differenza di tutti gli altri frequentatori della palestra “Forza & Onore” – uno dei principali luoghi d’ambientazione di Dolore fantasma di Thomas Enger – per i quali sollevare i pugni si rivela la risposta univoca a decine di domande diverse. Purtroppo però Pulli è finito incastrato in una trappola praticamente perfetta, con indizi artefatti che gridano il suo nome e lo spediscono dritto dritto nel carcere di Oslo. A quel punto non stupisce che, memore dei suoi trascorsi da riscossore di crediti con metodi non proprio da gentleman, egli trovi nel ricatto l’arma migliore per tentare di riprendersi la sua libertà. È un ricatto ‘buono’ che non gli porterà affatto fortuna e che dà l’abbrivio al romanzo, portato avanti facendo scattare una sull’altra diverse ruote dentate. Le vicende singole si moltiplicano, e con esse i personaggi: appaiono, scompaiono, finiscono tragicamente per incrociarsi, in una ragionata sequenza di tempi drammatici che sfrutta i principali turning point della storia, sempre coincidenti con la scomparsa di uno dei protagonisti. Un montaggio dunque stretto e basato sul costante cambio di scena, con poche superfluità se non forse nei primi capitoli dedicati al cameraman Thorleif Brenden e quando i brevi incontri e dialoghi finiscono per sembrare solo degli intervalli fra una scena rilevante e l’altra. D’altronde Dolore fantasma è essenzialmente un romanzo di dialoghi, di parole, o, meglio ancora, di informazioni, e Thomas Enger non può far altro che centellinare. La trama ha la sua chiave proprio nel valore dell’informazione, nel potere di cui può godere chi la gestisce. Tutti i personaggi principali hanno in qualche modo accesso a notizie, indizi e informazioni riservate di varia natura; sono soprattutto poliziotti e giornalisti con le giuste ‘conoscenze’ che hanno accesso a dossier non di pubblico dominio; ma vi sono anche malviventi che nei loro ambienti sotterranei – bazzicando quella specie di darknet che si crea nei night o in altri luoghi equivoci – recuperano informazioni utili a ricattare o ad ottenere, ovviamente, altre informazioni. Tore Pulli, facendo leva solamente su una frase («ti racconterò tutto quello che so dell’incendio a casa tua»), inchioda il reporter Henning Juul in un’indagine pericolosa e difficile; essa sarà vissuta alla fine come il primo passo verso una sorta di resurrezione, benché comunque coatta. La smania di scoprire la verità, di ottenere l’informazione giusta, gli imporranno di affrontare a viso aperto il ricordo dell’incendio e della morte di Jonas, suo figlio, arrivando ¬– nelle battute finali – a dover letteralmente scuotersi di dosso la terra della sepoltura, facendo così luce almeno su uno dei misteri e permettendoci di perdonare a Enger il pagamento del suo tributo all’odierna moda delle storie seriali.
Thomas Enger, Dolore fantasma, Milano, Iperborea, 2012.
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