a F.B., avvocato e papà
Quando la luce che entra dalla finestra va a illuminare una serie infinta di soldatini intagliati nel legno, le uniche parole che escono dalla bocca dell’avvocato Bastianu Satta (sì, proprio lui!) risuonano quasi banali: «Sono bellissimi». Piove che dio la manda nella Sardegna barbaricina di fine ’800. È una pioggia che non lava per mostrare. I dettagli, invece, sono nascosti dalle incerate, dai cappelli a falde e dagli ombrelli. È pioggia, ma sembra Sangue dal cielo.
La terra di Barbagia è atavica e taumaturgica. Vibra «come una scarica di pura elettricità» e corre «alle gambe e agli inguini e poi ai lombi e allo stomaco sino alle spalle» (p. 70). Su quella terra corrono istinti primigeni: dolore, menzogna, colpa, paura, amore. E morte. Quella che si avvicina, misteriosa, a tre fratelli, già orfani, Elias, Ruggero e Filippo Tanchis. Elias scolpito nella durezza di una parete umida, unta e fredda di un mattatoio, Ruggero ritratto nell’«attrazione ipnotica delle mani tozze, incallosite» (p. 81) quando queste volteggiano seguendo la melodia della musica e Filippo dipinto in un corpo debole e in una mente fragile. A Bastianu, tuttavia, quella morte ambigua non gli torna. Sogna in quelle notti scivolose. Sogna dei nonni, jaju e bisaju Gungui. Sembra di vederli, come dèi penati, l’uno «piccolo e secco come il tronco di ginepro spellato», l’altro «con quel viso di pietra sbugnata a scalpello» (p. 10). E sogna del padre, che silenzioso siede in cucina. Non c’è pace su quella terra e non ve n’è per Bastianu. Soltanto la Musa e i versi lo consolano. Forse una donna in attesa a uno spettacolo di jongleries, dove il trucco si confonde col reale.
La Barbagia è mito, è leppa e coltello, è cartucciere e doppiette. Ma è anche terra di parola, di giuramenti e di onore. Ha giurato Franceschina Pattusi e ha giurato Cosimo Ruju. A quei patti non verranno meno. La parola va più a fondo del coltello, buca più in profondità dello sparo. È lasciapassare per richieste impossibili. Quando non detta, talvolta, rende più semplice il sonno, e il sogno.
(post di Salvatore Sansone)
Marcello Fois, Sangue dal cielo, Torino, Einaudi, 2010.
Le mie chiocciole: @@@@
Da regalare: a chi non ama la pioggia