C'è molta letteratura dietro le equazioni di terzo grado e la forza centripeta, più di quanta vi aspettereste. Basta conoscere il codice segreto; a noi l'ha insegnato Alessandra Angelucci con una nuova rubrica, A049.
Il pappagallo saccente
Parigi, Monmartre. Sotto il tipico tetto in ardesia di un batiment di due piani convivono: Pierre Ruche, libraio di 84 anni costretto in sedia a rotelle da un incidente; la ruvida Perrette, responsabile della libreria e madre single; i figli di Perrette: Jonathan e Lea - gemelli diversi poco più che sedicenni - e Max, non udente, 11 anni, adottato. Un gruppo che vive «in una coabitazione fluida, non conflittuale, scandita da abitudini intrise di un affetto privo di slanci e [senza] nulla da dividere se non la vita quotidiana».
In una calda mattina d’estate Max torna a casa dal suo solito giro al mercato delle pulci con un pappagallo testa blu sottratto a due brutti ceffi che lo stavano maltrattando. In quella stessa mattina Pierre riceve una lettera da Elgar Grosrouvre - amico di università del quale non ha notizie da cinquant’anni – che lo informa di avergli spedito alcune centinaia di chili di opere matematiche.
«Resterai senz’altro stupito sentendomi parlare di “letteratura” a proposito della matematica, ma posso assicurarti che in questi libri ci sono storie che valgono quanto quelle dei nostri romanzieri migliori...». Di Grosrouvre arriva a breve la notizia della morte assieme a un’altra lettera, scritta poco prima di morire nell’incendio della sua casa. Incidente, omicidio o suicidio?
La chiave dell’accaduto è nelle due lettere, Pierre Ruche ne è certo, e per decodificare gli indizi lasciati dall’amico si trova costretto a ripercorre alcune delle tappe più significative della storia della matematica. Lui che l’aveva sempre temuta e detestata! E così la matematica smette la camicia di forza in cui la trattazione scolastica troppo spesso la costringe e (ri)prende vita. Torna ad essere quello che è: opera collettiva, frutto del lavoro millenario di uomini e donne (poche purtroppo) differenti per epoche e per formazione. Un grande gioco collettivo di rimpallo fra realtà e immaginazione; fra ludos e praticità, fra persone e persone e persone.
Durante le lezioni di matematica non si parlava mai di esseri umani. Di tanto in tanto si sentiva echeggiare un nome: Talete, Pitagora, Pascal, Cartesio, me era soltanto un nome, per l’appunto, come quello di un formaggio o di una stazione del metrò. [...] le formule, le dimostrazioni, i teoremi finivano sulla lavagna come se nessuno li avesse creati, come se esistessero da sempre, alla stessa stregua delle montagne o dei fiumi [...]. E si arrivava al punto che le formule, le dimostrazioni, i teoremi avevano un’aria atemporale ancor più delle montagne e dei fiumi.
Con il suo romanzo Guedj riesce a restituire alla matematica la sua umanità. E ci riesce senza spogliarla delle prerogative che la rendono rispettata e indispensabile: la ricerca della precisione e del rigore, la profondità, la cura del dettaglio, l’utilizzo di un linguaggio tecnico. Tutti quegli aspetti che la rendono difficile da insegnare e da apprendere, o quantomeno impegnativa. Come fa? Scegliendo pochi argomenti di facile comprensione (ad esempio la misura dell’altezza della piramide di Cheope ad opera di Talete) e facendoli mettere in scena dal sig. Ruche e compagni. Sì: teatro all’interno di un romanzo mate-storico spruzzato di noir.
Si può obiettare che il plot narrativo sembra un po’ debole in qualche occasione, risultando un mero pretesto per altro; che qua e là ci sono forzature. Che la verosimiglianza è alla Pennac senza che l’autore sia Pennac (una per tutte: il pappagallo impara a memoria e racconta brani di matematica che metterebbero in difficoltà più di un essere umano). Tutto vero, ma l’obiettivo è talmente condivisibile e il risultato talmente divertente... E poi c’è la scelta dei toni e delle atmosfere: questo gruppo fluido che attorno ai racconti di “fredda matematica” si scopre finalmente famiglia («piombata su di loro, tra capo e collo, quella storia di Manaus, la biblioteca, i libri, la matematica, l’incendio... per la prima volta, Perrette sentiva tutti gli abitanti della casa vibrare all’unisono; e persino il papagallo contribuiva a quel risultato»); e, non ultimo, un nuovo punto di vista per riscoprire Parigi.
(post di Alessandra Angelucci)
Denis Guedj, Il teorema del Pappagallo, Milano, TEA, 2003.
Le mie chiocciole: @@@
Da regalare: a chi mette mano alla pistola non appena sente nominare Pitagora.
2 commenti:
forte!
Bellissimo!
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