Leviathan, il nuovo romanzo di Scott Westerfeld, appartiene al genere ‘ucronia’, o storia alternativa. La svolta rispetto agli eventi avvenuti nel mondo reale si verifica all’epoca di Darwin, cui sono attribuite anche le scoperte di Watson e Creek sul DNA, in realtà accadute nel 1953. L’evoluzione delle tecnologie viene conseguentemente accelerata e modificata, e insieme ad essa anche la forma mentis delle persone, in tutte le sue sfumature. Scopriremo i ‘luddisti delle scimmie’, avversi per principio religioso agli animali geneticamente modificati; i colti ‘cigolanti’, che giudicano «un mucchio di idiozie» le teorie sul DNA; e all’estremo opposto chi si rifiuta di credere che un tilacino sia un animale naturale o ritiene che stare dentro un animale morto (i.e. un involucro di cuoio) sia «molto peggio» che essere all’interno di un animale vivo.
La scelta di alternare i punti di vista dei due personaggi principali offre una soluzione ideale ad una trama dai frequenti cambi sia di scena sia di prospettiva. Ad essi si intonano le illustrazioni di Keith Thompson, che con il loro stile e la scelta del bianco e nero evocano suggestioni del periodo della Grande Guerra in cui il romanzo è ambientato.
Nella migliore tradizione dell’ucronia, l’autore si diverte a strizzare l’occhio alla nostra linea temporale. In Leviathan si sono sviluppati ‘camminatori da guerra’, e un giovane protagonista si trova a pensare: «E se no, come poteva muoversi una macchina da guerra? Sui cingoli, come i trattori di una volta? Che idea assurda». Lodevole l’accurata postfazione, in cui Westerfield specifica sin nei particolari i mutamenti apportati alla realtà dei fatti, al punto da stimolare nel lettore la voglia di riprendere un libro di storia, nel tentativo di anticipare i possibili sviluppi della trama del prossimo, atteso libro.
Può suonare paradossale, ma l’autore approfitta di una versione alternativa del nostro passato per aprire – senza pesantezze o palesi prese di posizione – la discussione sulle possibilità per il futuro. L’ostilità di alcuni alle teorie darwiniane e gli scrupoli religiosi rispetto alla manipolazione genetica sono temi d’attualità, purtroppo spesso affrontati barricandosi dietro pregiudizi da entrambe le parti. Westerfeld, grazie alle sue icastiche descrizioni, permette di immaginare facilmente un mondo in cui la manipolazione genetica è realtà, già nel romanzo posto a confronto con un tipo di società che la rifiuta. Farsi affascinare dalla prospettiva darwinista, indipendentemente dalle proprie convinzioni, è una possibilità – o, nell’ottica di qualcuno, un ‘rischio’. Più interessante ancora: alla fine del volume s’intravede una possibile integrazione fra le due mentalità. Vedremo se sarà in tale direzione che si svilupperà la promessa continuazione della serie, benché l’impostazione sia quella di uno scontro di civiltà. Se Westerfeld seguirà questa linea, e soprattutto se saprà farlo in modo credibile e coerente, il valore di quella che altrimenti rischierebbe di essere l’ennesima serie fantasy, per quanto ben scritta, salirà esponenzialmente.
(Post di Elena Piatti)
Scott Westerfeld, Leviathan, Torino, Einaudi, 2010.
Le mie chiocciole: @@@
Da regalare: all’amico che sotto la doccia canticchia La storia siamo noi
1 commento:
Dalla recensione mi verrebbe di consigliarlo ad ogni appassionato di Steampunk, del Wold Newton farmeriano, di Alan Moore e di Brian Talbot.
Appunto: Da procurarsi.
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