E' tempo di sospendere il credibile e mettersi ad inseguire storie di un passato che non è mai stato, di un futuro ignoto, temuto o vagheggiato, di terre così lontane nello spazio e nel tempo da non aver mai udito parola umana. Storie raccolte e commentate da Elena Piatti, nella biblioteca di frodo.
AAA Mondo cercasi
Il Dardo e la Rosa, di Jacqueline Carey, avrebbe potuto essere un bellissimo romanzo. Purtroppo, l'autrice ha scelto il genere fantasy. La Carey ha talento nel disegnare i personaggi, ai quali è facile affezionarsi. Tra i tanti, mi concedo l'unica menzione speciale per Alcuin, che in alcune pagine rischia di farsi preferire alla protagonista. L'autrice, inoltre, è in grado di creare intrighi che alimentano la suspense e in un altro contesto basterebbero a garantire che il lettore non lasci il libro prima di averlo terminato. Avrebbe potuto fare lo sforzo di adattare i particolari del suo intreccio ad una detereminata epoca storica, creando un ottimo romanzo storico; invece ha preferito scrivere un romanzo fantasy, ambientandolo in un mondo di sua creazione per evitare di dover curare la verosimiglianza storica. Almeno questa è la giustificazione apparente, alimentata – fra le altre cose – dal fatto che nel volume i tratti tipicamente fantasy potrebbero essere eliminati o sostituiti senza alterare la natura della trama. A libro terminato l'impressione è che l'autrice abbia realizzato meno di quel che poteva per mancanza della pazienza necessaria nella cura dei dettagli. E questo suo difetto ha rovinato l'opera al punto che dopo le prime trenta pagine si ha l'istinto di buttare via il libro – rischiando seriamente di perdersi tutto il resto.
Infatti il ‘mito fondatore’ della società descritta nel libro è un guazzabuglio di cui è purtroppo troppo facile isolare gli ingredienti. Una base abbondante di Dan Brown, unita ad un accenno di mitologia greca. Infine, per insaporire il tutto, una buona dose di erotismo, che lungo le pagine accentuerà sempre più – ma senza trascendere ad eccessi – il proprio carattere sadomaso.
Un altro evidente difetto del volume non si lascia ahimé dimenticare una volta digerite – o dimenticate – le prime trenta pagine. La storia è ambientata in un mondo di propria creazione, ma sin dalla mappa i dubbi in proposito assillano il lettore. È vero che è difficile inventare un universo senza ispirarsi a quello reale, ma qui si tratta di ricalco. Trovare nella cartina, e al posto giusto, Eire, Aragonia, la città chiamata «La Serenissima», rende difficile quell'estraniamento dalla realtà che un universo fantasy dovrebbe garantire. Sentir parlare nel testo di «continente europano» spinge chiunque di primo acchito (combinato con la cartina, per di più) a lamentarsi del refuso. Accorgersi che di refuso non si tratta e pensare che, probabilmente, nell'originale inglese l'impressione di refuso era ancora più forte (scommetto che il continente è europan anziché european), porta ad una sola conclusione. Jacqueline Carey sottovaluta i lettori di fantasy, considerandoli un pubblico non esigente. O, peggio, considera il fantasy un genere-discarica a cui non vale la pena sacrificare eccessiva cura. Ma non è sufficiente cambiare solo un paio di nomi e inserire qualche essere con poteri più o meno soprannaturali per scrivere un buon fantasy.
Un bel libro rovinato dalle trascuratezze dell'autrice, evidentemente priva della perizia che le avrebbe fatto meritare l'elogio di un giornale americano, riportato in copertina, che la assurge pomposamente «nell'empireo dei grandi autori fantasy», luogo in verità a lei inesorabilmente precluso.
(post di Elena Piatti)
Jacqueline Carey, Il dardo e la rosa, Milano, TEA, 2007
Le mie chiocciole: @
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Da regalare: al compagno di banco che conosceva a memoria tutte le capitali del mondo.
1 commento:
Ed è un peccato che la strada inaugurata dalla grande Tanith Lee, quella di un fantasy molto low magic ed in cui l'ambientazione è si solo un pretesto ma coerente e affscinante, a 30 anni di distanza si appiattisca all'ennesimo libro di genere per vacanzieri annoiati.
L'ennesimo libro "empireo dei grandi autori fantasy" che nessun appassionato storico del genere si sognerebbe di definire tale, figuriamoci di leggerlo.
Caro Elric e caro Cugel ... alla fine sempre da voi torniamo.
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