Se l’ipotesi che i vostri giorni stiano galleggiando sulla superficie di una quotidianità anestetizzata non vi turba nemmeno di striscio, di Palahniuk non saprete che farvene. In caso contrario vi divertirete davvero, e senza per forza piombare in una profonda crisi esistenziale, anzi con tutta probabilità sfogliando in pace le pagine seduti nella veranda della vostra villetta. L’assunto di partenza si fonda in effetti sulla convinzione che la quotidianità sia a priori una rinuncia, e che la vita vera sia solamente quella in cui tutto viene sovvertito. E in ciò Palahniuk rivela un lieve atteggiamento di superiorità (perdonato) di chi ama farsi gioco di ogni ideale o autorità, di chi non crede forse neppure alle uova sode e liquida con un’alzata di spalle tanto il credente praticante, quanto il cittadino ligio al senso civico o l’amante fedele.
Nulla è scontato e tutto si può provare, l’ortodossia è un concetto lontano anni luce, ma, ripeto, se non siete inclini all’indignazione o alla pruderie, il godimento è assicurato. Basta accettare di farsi guidare in un mondo a testa in giù, pazzoide, eppure con una sua logica, una sua sensatezza (ecco cosa mancava in Unoindiviso), arricchito da un beffardo disincanto mai strillato, né sbattuto in faccia, ma fatto piuttosto filtrare tra le righe. Cosicché – anche voi dediti esclusivamente alla posizione del missionario – arriverete senza accorgervene a sorridere di come Victor Mancini offre i suoi orifizi alla sessualità più sperimentale.
Nel caravanserraglio di Palahniuk i personaggi sono in grado di trasformare il soffocamento in un’attività redditizia; dimostrano che studiare medicina trasforma ogni sguardo in anamnesi; come si può sopravvivere fingendo di vivere nel ‘700; che il collezionare pietre può essere un’alternativa alla masturbazione compulsiva. Il confine fra sanità e pazzia si frantuma, le prospettive impreviste rendono la storia intrigante sino alla fine. Ed è in questo gioco continuo fra i due estremi che la trama trova il suo svolgersi e i suoi migliori colpi di scena. Il gusto di essere disadattati, di infilarsi tra le pieghe della società come farebbe un parassita, alla fine – ebbene sì – ha un suo perché.
Chuck Palahniuk, Soffocare, Milano, Mondadori, 2002.
Le mie chiocciole: @@@
Da regalare: al vostro medico di base, per un po' di clinico svago tra una ricetta e l'altra
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