La serie L’inverno a tavola – distribuita dai ristoranti Ciao della catena Autogrill – consente moltissimi gustosi spunti di riflessione. Si tratta di tre volumetti dai titoli riposanti, I primi, I secondi, I dolci, con un sottotitolo ancora più tranquillo: Tra tradizione e innovazione. Vengono dati in omaggio a chi sceglie i piatti tipici dal menù. Prima di parlare del contenuto, mi preme annotare cosa “non” hanno questi libri:
– non hanno il codice ISBN. "Sono allora libri?" si chiederanno quelli che per avere un ISBN sulla quarta di copertina della memoria delle loro pene d’amore, mollano 2.000 euro a editori compiacenti. Sì lo sono;
– non hanno dedica né citazione d’apertura a questo o a quello (le dediche hanno stufato e le citazioni paiono foglie di fico per chi ha carenza di argomenti);
– non ci sono ricette con salmone, rucola, panna, pepe di szechuan, che ci hanno saturato i palati.
Avete mai mangiato al self service dell’Autogrill? Io lo faccio spesso e devo ammettere che hanno una loro dignità, pulizia, efficacia. I piatti sono cucinati per essere mangiati fino in fondo e dare energia a autisti e navigatori. Se poi avete dei bambini, ne sarete entusiasti perché si trovano sempre dei menù azzeccati per loro. Così è anche il libro: funziona, pochi fronzoli, voglia di essere mangiato fino in fondo. Ho sottomano il volume sui Primi: i testi sono chiari, le foto à la mode quanto basta e l’effetto in tavola garantito. La scelta di una cinquantina di ricette privilegia il centro-nord – probabilmente coincide con i frequentatori degli autogrill – e si muove con sicurezza e senza banalità nel filone della tradizione. Si è ad esempio rinunciato alle solite trofie al pesto, per un meno frequentato piatto di ravioli alla genovese.
Meno efficace mi pare il tentativo di lanciare spunti di ”innovazione”, come nel caso dell'improbabile risotto con ostriche, champagne, arancia e ricotta di pecora: fa tanto Villa Certosa ma rischia di mandare a Villa Salus. Gli gnocchi di zucca al coriandolo con burro aromatico incutono una certa soggezione papillare. Utili, anche per la cultura generale del lettore, gli approfondimenti su radicchio e finocchio (con una singolare interpretazione del detto “farsi infinocchiare”, ma non è assolutamente il caso di chi avrà questo libro tra le mani). Apprezzabile, in appendice, la carta dei vini in cui ogni bottiglia ha una sua descrizione per neofiti e viene ad esempio spiegata la differenza tra Gambellara e Gattinara.
(post di Andrea Pugliese)
L’inverno in tavola. I primi, Milano-Parma, Food Editore.
Chiocciole: @@@
Da regalare: no, te lo regalano.
1 commento:
Comme la cuisine italienne me manque!Ça aiguise mes papilles!
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