Un piccolo principe nell’assurdità della Shoah; l’arguzia di un bambino a caccia di una logica in un mondo divenuto improvvisamente insensato; la lotta dei “giusti” nel tentativo di alimentare una speranza umiliata dagli eventi. Sono molte le definizioni immaginabili, tuttavia alla fine si scopre immancabilmente che ci sono storie di fronte alle quali non si può che alzare le braccia e arrendersi. Anche quando si tratta di storie nelle quali la tragedia rimane sullo sfondo, a incombere sui personaggi senza ferirli troppo. Basta appunto lo sfondo a farci prendere di nuovo dal dolore per tutto ciò sappiamo essere avvenuto.
Il bambino di Noè è un sorso d’acqua fresca e amara, sgorgato dalla particolare combinazione fra lo sguardo di un bimbo e la realtà dell’occupazione nazista in Belgio. La prima parte è intensa, poetica e concitata nel contempo, con alcuni memorabili ritratti (padre Pons, la farmacista atea) e scene - come quella della notte con i genitori nella mansarda a cantare in yiddish – su cui non ti stanchi di far inumidire gli occhi. La tensione narrativa si perde nel seguito, lasciando spazio alla “disputa” religiosa tra ebraismo e cristianesimo che dà un taglio inatteso al racconto e lo fa leggere in fretta, non senza sedimentare riflessioni.
Fra le righe scalpita la necessità di ringraziare, il dovere di rendere omaggio a chi seppe comportarsi eroicamente, e a volte la penna si sforza a tal punto da lasciarsi sfuggire qualche perdonabile leziosità. È l’adulto che fa capolino dietro gli occhi del bambino, e non resiste alla tentazione di inseguire una logica o una morale. Ogni cosa la si vorrebbe simbolica, come nell’episodio del padre sul trattore (pp. 84-85) caricato di una forza evocativa destinata a sgonfiarsi nel finale. Ma le buone lezioni sono molte, infilate fra queste righe. Per parte mia prendo la collezione nella cripta del parco che rimanda per forza ai libri parlanti di Fahrenheit 451: l’importanza della memoria, del passato da preservare, per dare una speranza al futuro.
Eric-Emmanuel Schmitt, Il bambino di Noè, Milano, Rizzoli, 2004.
Le mie chiocciole: @@@
Da regalare: a chiunque, soprattutto in tempi di memorie corte
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