Una storia decisamente oltre il tempo e lo spazio, che prende le nostre dimensioni quotidiane e le strizza e stiracchia con gran godimento. Così dentro ci si trova di tutto: dalla dea Diana agli spazi interstellari, dall’inquisizione spagnola al laboratorio di fisica ultramoderno, da una monarchia medievale ad un fantafascismo. Senza voler con questo intendere che il risultato sia un guazzabuglio informe, tutt’altro.
Le tre storie che si intrecciano nel libro corrono parallele – a tratti vicinissime fino a toccarsi, benché nella sostanza lontane anni luce (e non è una metafora) una dall’altra – in un complessivo ordito dalla struttura precisa e tutto sommato compatta. Delle tre una fa la parte del leone e non a caso, oltre ad essere la più corposa, è quella che dà il titolo. L’ascesa di Nicolas Eymerich e la sua battaglia contro l’eresia riescono ad avvincere fino all’epilogo, con un ritmo e una sequenza incalzante di eventi abilmente incatenati. Anche l’ambientazione e i personaggi minori sanno essere all’altezza della trama, evitando la funzione di meri fondali, come a volte accade nelle storie nate per le collane seriali (il romanzo uscì originariamente negli “Urania”). Mancano insomma quasi del tutto sviste o leggerezze, trabocchetti in cui sarebbe stato facile cadere volendo giocare con un plot non semplice e dovendo mantenere viva l’attenzione del lettore.
Gli stessi meriti sono difficili da attribuire alle altre due storie, che invero faticano a reggersi da sole, soprattutto la prima, incentrata sulla figura del geniale e ribelle ricercatore Marcus Frullifer. La vicenda è quasi impalpabile e alcune scene fanno decisamente acqua, in particolare quando si tratta di far interagire Marcus e la bella Cynthia, stimolando la tentazione di saltare rapidamente al capitolo successivo. A conti fatti risulta abbastanza chiaro che l’unica vera funzione di questa parte del libro sia fornire i presupposti scientifici per spiegare quanto accade ad Eymerich e all’equipaggio della nave spaziale Malpertius, protagonista della terza storia. Alla fine forse sarebbe bastato un breve cappello introduttivo, con buona pace di Marcus Frullifer.
Ma a fare i pignoli si rischia a volte di perdersi del divertimento, e qualche pagina su cui corre re via in fretta, non condanna l’inquisitore Eymerich, personaggio che si fa ammirare e detestare come pochi, e la cui fortuna letteraria, da questo romanzo in poi, è andata man mano crescendo.
Valerio Evangelisti, Nicolas Eymerich, inquisitore, Milano, Mondadori, 2004.
Le mie chiocciole: @@
Da regalare: per ridare speranza all’amico che da anni progetta un viaggio temporale
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