Succede, a volte, di incappare in parole scritte da altri per altri che all'istante percepiamo invece come assolutamente nostre. Ce ne appropriamo senza pudore, magari sorridiamo idealmente all'autore a mo' di ringraziamento, allunghiamo una mano nel vuoto come a dire "non dovevi disturbarti...".
Ho provato tale sensazione leggendo, nel Domenicale del «Sole 24 Ore» del 26 aprile 2009, l'articolo di Alvar González-Palacios: «La critica d'arte – dico la critica, non la storia – sta finendo di esistere in buona parte del mondo civile non esclusa l'Italia. Sembra che i recensori di libri o di mostre non abbiano più il tempo di leggere e di vedere, e perlopiù si limitino a riassunti diligenti, a volte banali, di quel che dovrebbero vedere e leggere».
Peccando di immodestia, ritengo che ilVoltaPagine stia ingaggiando la sua minima battaglia per tenere fede al primo comandamento del buon recensore: leggere. Immergersi nella lettura lasciando da parte ogni possibile distrazione: ciò che si dice dell'autore, la quarta di copertina, la fama dell'editore, il battage pubblicitario, il parere "esperto", il sentir comune..., e arrivare a mettere sulla carta le sensazioni, le atmosfere, buone o cattive, con tutta la libertà possibile. La pratica richiede dedizione e implica il concreto rischio di far sorgere antipatie (spero di non arrivare mai a dover dire odi), ma questo è lo scotto da pagare per il buon recensore. Alla fine l'unica vera preoccupazione del VoltaPagine è la soddisfazione dei suoi lettori; auspicando che prossimamente fra essi vi sia anche Alvar González-Palacios.
Foto: Letter writing is a dying art © Linda Cronin
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