Ecco i tre protagonisti del nostro gioco: 1. la signora Merli che ingoia per errore un’aspirina effervescente con l’effetto di concorrere al ruolo di controfigura di Linda Blair ne L’esorcista; 2. il ragioniere Belloni che, dopo essersi montato da solo un armadio, fissa attonito l’asta, le tre viti, le cinque manopole e l’anta inutilizzate nella scatola di montaggio; 3. nonna Ada che prepara la torta dosando gli ingredienti a memoria e così estrae dal forno una sorta di mattone refrattario a stento commestibile. Ora riflettete per bene sulle tre descrizioni e cercate di rispondere alle seguenti domande: cosa accomuna i tre personaggi? Quale è la caratteristica che permette di considerarli simili? C’è un’affinità fra i loro contrattempi?
Siccome lo scherzo è bello se dura poco, non vi tengo sulle spine e vengo subito al dunque. I tre sono accomunati dall’essere non-lettori, vittime della saccenteria italica che porta a pensare spesso e volentieri che è inutile comprare un manuale o leggere le istruzioni. Ci si affida all’improvvisazione, al “decidere mentre si fa”, al tentativo estroso non di rado disastroso. Se la signora Merli avesse letto il bugiardino, se il ragioniere Belloni avesse sfogliato le indicazioni per il montaggio, se nonna Ada si decidesse ad aprire quel benedetto ricettario... Cattiva educazione, genetica ribelle? Difficile stabilire l’origine, ma se vi guardate attorno un dato è certo: la saccenteria italica dilaga e il leggere per imparare non è proprio considerato. Sarà forse per questo che siamo spesso così approssimativi?
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